lunedì, ottobre 13, 2008

Titoli del tg5

Scontro tra due tram in centro a Milano.
Le ipotesi: guasto o errore umano.

E io che pensavo fossero stati gli alieni...

venerdì, settembre 19, 2008

The great gig in the sky


Cinque giorni fa se ne è andato il Pink Floyd più schivo e, forse, sottovalutato: Richard Wright. Ascoltando all'infinito la musica di questa gente sono cresciuto, ho, diciamo così, imparato a suonare qualcosa che non fosse scolastico. Ho imparato (se si può imparare) ad amare la musica che oggi è scolpita nel mio dna, marchiata a fuoco sulla mia pelle, sciolta nel mio sangue. I Pink Floyd mi hanno spalancato le porte del rock e, da lì, ho camminato dentro le sue variegate stanze. Adoro ancora i Pink Floyd, come allora. E, alla notizia della sua dipartita, ho sentito mancare per un po' una piccola parte di ciò che sono. Poi, oggi, li ho riascoltati e ho rivisto il video che ho messo qua sopra. Quella parte di me ancora c'è, è viva e lotta con me. E Wright, forse il Floyd che amo di più per il suo atteggiamento, appunto, schivo, quasi volesse farsi sommergere dalle sue tastiere per non farsi vedere, c'è. E' lì. Nei dischi. In quel muro sonoro su cui Gilmour verniciava come graffiti i suoi assoli, poderosi anche con tre note. Nel suo organo e nel suo piano sempre in bilico tra jazz, sgangheratezza, psichedelia e perfezione. Il suono dei Pink Floyd è, in grandissima parte, il suono di Wright. L'ho sempre detto. Provare a immaginare Echoes senza la sua voce, Dark side of the moon e Wish you were here senza le sue tastiere è impossibile.
Un saluto.

...e di nuovo l'autunno

Mi ricordo
l'odore dei girasoli
sul finire dell'estate
e la luce che sbiancava
e virava a settembre.
Mi ricordo le voci del pensiero
sottomesse al suo arrivo
come l'acqua alla forma dell'intorno.
E viene un vento
un bacio
come un respiro d'infinito.
Mi ricordo di foglie non più verdi
e del loro ritorno
a baciare la terra.
Come una stella
dal cielo
alla sua pelle
alle mie labbra.
E le sue labbra
socchiuse
morbide di rosso.
Nel ventre
le sabbie dei deserti
oasi
piogge
nevi
e altipiani d'oriente.
Dalle mie colline infinite
all'oceano del tutto
un volo
un passo
un bacio ancora
mi ricordo.

L'ETERNO E IL MUTEVOLE

E fissare il mare
come si fissa la malinconia
come si fissa una donna nuda
come si parla con parole mute e sottili
all'amore con l'amore
fissare l'orizzonte dove la frontiera
è un battito di ciglia
come si fissa il passato
e il volo del gabbiano
che dal passato torna
a sprezzare le mie vele immaginarie
e le onde
fissare la memoria
come si fissa un amore
che per mille anni ha donato le sue rose
e il suo corpo risplende di luce di luna
come le colline di questi luoghi d'infinito
che generazioni di uomini hanno plasmato
ad uso di figli benedetti dal lavoro
anime contadine, falchi, fagiani e storni
vento sibillino, freddo di neve
e di preghiere millenarie per gettare via l'inverno
e poi la primavera e l'amore finito
e l'amore ritrovato
la musica
la spiaggia vuota dove saranno approdati
popoli migranti
dove si saranno fermati
popoli di amanti
tutti a succhiare vita
e i miei occhi sempre troppo lucidi
ma che sanno guardare
si sanno dissetare
si sanno innamorare
sanno quando schiudersi

sabato, agosto 09, 2008

venerdì, giugno 06, 2008

Genova

Genova mia città intera.
Geranio. Polveriera.
Genova di ferro e aria,
mia lavagna, arenaria.

Genova città pulita.
Brezza e luce in salita.
Genova verticale,
vertigine, aria scale.

Genova nera e bianca.
Cacumine. Distanza.
Genova dove non vivo,
mio nome, sostantivo.

Genova mio rimario.
Puerizia. Sillabario.
Genova mia tradita,
rimorso di tutta la vita.

Genova in comitiva.
Giubilo. Anima viva.
Genova in solitudine,
straducole, ebrietudine.

Genova di limone.
Di specchio. Di cannone.
Genova da intravedere,
mattoni, ghiaia, scogliere.

Genova grigia e celeste.
Ragazze. Bottiglie. Ceste.
Genova di tufo e sole,
rincorse, sassaiole.

Genova tutta tetto.
Macerie. Castelletto.
Genova d'aerei fatti,
Albaro, Borgoratti.

Genova che mi struggi.
Intestini. Caruggi.
Genova e così sia,
mare in un'osteria.

Genova illividita.
Inverno nelle dita.
Genova mercantile,
industriale, civile.

Genova d'uomini destri.
Ansaldo. San Giorgio. Sestri.
Genova in banchina,
transatlantico, trina


Genova tutta cantiere.
Bisagno. Belvedere.
Genova di canarino,
persiana verde, zecchino.

Genova di torri bianche.
Di lucri. Di palanche.
Genova in salamoia,
acqua morta di noia.

Genova di mala voce.
Mia delizia. Mia croce.
Genova d'Oregina,
lamiera, vento, brina.

Genova nome barbaro.
Campana. Montale, Sbarbaro.
Genova dei casamenti
lunghi, miei tormenti.

Genova di sentina.
Di lavatoio. Latrina.
Genova di petroliera,
struggimento, scogliera.

Genova di tramontana.
Di tanfo. Sottana.
Genova d'acquamarina,
area, turchina.

Genova di luci ladre.
Figlioli. Padre. Madre.
Genova vecchia e ragazza,
pazzia, vaso, terrazza.

Genova di Soziglia.
Cunicolo. Pollame. Trilia.
Genova d'aglio e di rose,
di Pré, di Fontane Masrose.

Genova di Caricamento.
Di Voltri. Di sgomento.
Genova dell'Acquasola,
dolcissima, usignuola.

Genova tutta colore.
Bandiera. Rimorchiatore.
Genova viva e diletta,
salino, orto, spalletta.

Genova di Barile.
Cattolica. Acqua d'Aprile.
Genova comunista,
bocciofila, tempista.

Genova di Corso Oddone.
Mareggiata. Spintone.
Genova di piovasco,
follia, Paganini, Magnasco.

Genova che non mi lascia.
Mia fidanzata. Bagascia.
Genova ch'è tutto dire,
sospiro da non finire.

Genova quarta corda.
Sirena che non si scorda.
Genova d'ascensore,
paterna, stretta al cuore.

Genova mio pettorale.
Mio falsetto. Crinale.
Genova illuminata,
notturna, umida, alzata.

Genova di mio fratello.
Cattedrale. Bordello.
Genova di violino,
di topo, di casino.

Genova di mia sorella.
Sospiro. Maris Stella.
Genova portuale,
cinese, gutturale.

Genova di Sottoripa.
Emporio. Sesso. Stipa.
Genova di Porta Soprana,
d'angelo e di puttana.

Genova di coltello.
Di pesce. Di mantello.
Genova di lampione
a gas, costernazione.

Genova di Raibetta.
Di Gatta Mora. Infetta.
Genova della Strega,
strapiombo che i denti allega.

Genova che non si dice.
Di barche. Di vernice.
Genova balneare,
d'urti da non scordare.

Genova di "Paolo & Lele".
Di scogli. Furibondo. Vele.
Genova di Villa Quartara,
dove l'amore s'impara.

Genova di caserma.
Di latteria. Di sperma.
Genova mia di Sturla,
che ancora nel sangue mi urla.

Genova d'argento e stagno.
Di zanzara. Di scagno.
Genova di magro fieno,
canile, Marassi, Staglieno.

Genova di grige mura.
Distretto. La paura.
Genova dell'entroterra,
sassi rossi, la guerra.

Genova di cose trite.
La morte. La nefrite.
Genova bianca e a vela,
speranza, tenda, tela.

Genova che si riscatta.
Tettoia. Azzurro. Latta.
Genova sempre umana,
presente, partigiana.

Genova della mia Rina.
Valtrebbia. Aria fina.
Genova paese di foglie
fresche, dove ho preso moglie.

Genova sempre nuova.
Vita che si ritrova.
Genova lunga e lontana,
patria della mia Silvana.

Genova palpitante.
Mio cuore. Mio brillante.
Genova mio domicilio,
dove m'è nato Attilio.

Genova dell'Acquaverde.
Mio padre che vi si perde.
Genova di singhiozzi,
mia madre, Via Bernardo Strozzi.

Genova di lamenti.
Enea. Bombardamenti.
Genova disperata,
invano da me implorata.

Genova della Spezia.
Infanzia che si screzia.
Genova di Livorno,
Partenza senza ritorno.

Genova di tutta la vita.
Mia litania infinita.
Genova di stocafisso
e di garofano, fisso
bersaglio dove inclina
la rondine: la rima.

Giorgio Caproni

Trieste

(da Trieste e una donna, 1910-12)

Ho attraversata tutta la città.
Poi ho salita un'erta,
popolosa in principio, in là deserta,
chiusa da un muricciolo:
un cantuccio in cui solo
siedo; e mi pare che dove esso termina
termini la città.

Trieste ha una scontrosa
grazia. Se piace,
è come un ragazzaccio aspro e vorace,
con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
per regalare un fiore;
come un amore
con gelosia.
Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua via
scopro, se mena all'ingombrata spiaggia,
o alla collina cui, sulla sassosa
cima, una casa, l'ultima, s'aggrappa.

Intorno
circola ad ogni cosa
un'aria strana, un'aria tormentosa,
l'aria natia.
La mia città che in ogni parte è viva,
ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita
pensosa e schiva.
Umberto Saba

venerdì, maggio 23, 2008

Homer 2
"Non ti ho mentito! Stavo scrivendo una novella con la mia bocca!"

venerdì, maggio 16, 2008

Meriggio

Una donna un volto
segnato dal passo marziale dei cucchiaini
in un caffè
siede
sorridendo (burlando(si) il (del) suo stesso sorriso) ad un conoscente
Oh dama di corte!
A cosa rivolgi lo sguardo del tuo cervello?
Quale cadavere in decomposizione
galleggia nella tua tazza di tè?
E nei tuoi gesti lenti?
I tuoi occhi parlano.

giovedì, maggio 15, 2008

Interruzione

Aggrapparsi graffiando
le pareti del tempo
e raccogliere ogni goccia
di umore del mondo.
Tirare sassi all'aria
nel mezzo di un meriggio pallido.
Candido il colore delle tue vesti
come dell'alba inoltrata
già calda di splendore.
E mi sovviene
disteso
un corpo.

sabato, maggio 10, 2008

Maggio

Tienimi tra le tue pieghe
mentre disfai letti e stagioni.
Tienimi al caldo
di un uno sguardo tenue
di un pensiero
che non ha nome.
Sai?
Il rosso di queste sere
è il mio sangue che disseta la terra.

venerdì, maggio 09, 2008

Elisir

Avere le mani in grado di prendere
le cose a cui nessuno può arrivare
mani di bimbo
piccole e fredde di sole
avere te che non conosco
che mi cammini nel sangue.
In un buio di sguardi indecisi
sorrisi
e mezze lacrime
avere l'alba da toccare nel letto
e un passo
da portare su strade immacolate
di ghiaia ed estate.
Avere sete
e sudore
da vendere al cielo plumbeo
nero di promesse e tentazioni.
Avere suoni
da gridare
come raggi di tempesta
come grida l'acqua
resta
un pezzo di corpo da leccare
fino a non avere più fame.

mercoledì, maggio 07, 2008

domenica, maggio 04, 2008

Notte a SBT

Se il mare fosse immobile
lo guarderei distratto da te
che ruggisci in un cuore puro
Ma è grigio d'inverno
e strade
e ferrovia
e pioggia sospesa in un rantolo di cielo

martedì, aprile 22, 2008

Non sono mai andato a vedere Alessandro Bergonzoni. E' giustizia questa?

martedì, aprile 15, 2008

Homer"Non so cosa dirti Marge, io non penso alle cose... rispetto le persone che lo fanno, ma... io cerco solo che il giorno non mi faccia troppo male, finché non mi imbacucco nel letto accanto a te."

domenica, aprile 13, 2008

Ci sono sere in cui si vorrebbe essere su un altro mondo, perché questo non ci piace. Affatto.

giovedì, aprile 10, 2008

Fedine penali: fai da te
Dato che Vespa e Mentana si guardano bene dal farci conoscere le fedine penali dei candidati di tutti gli schieramenti, dobbiamo trovarcele da noi. Giusto per sapere chi andremo a votare domenica e lunedì. Eccole: http://www.ilcannocchiale.it/blogs/allegati/FEDINE_PENALI.pdf

martedì, aprile 08, 2008

Un governo serio non ha prezzo.

Per tutto il resto c'è Mastelcard.P.s.: grazie a Michela per la meravigliosa segnalazione.

martedì, aprile 01, 2008

Il mio paese, Montecassiano, e i suoi dintorni.


Ah, Vittorio, è verde o no? :D

lunedì, marzo 31, 2008

Le ultime dalla campagna elettorale

Dal "Messaggero" di oggi:
Gentiloni: "La lettera ai romani è solo propaganda"
San Paolo replica: "Illazioni gravissime. Sporgerò querela."

venerdì, marzo 07, 2008

Periodi

  • Fuori piove e fa freddo.
  • Sto ascoltando Rino Gaetano.
  • Bellissimo il nuovo disco di Paolo Benvegnù.
  • Quello dei Bauhaus, invece, mi fa un po' incazzare perché lo ascolti e senti che fanno il culo a strisce a tutti gli sbarbati che ci sono in giro e cercano di attualizzare la new wave, e proprio per questo ti aspettavi qualcosa di più.
  • Martedì inizio a dare lezioni di chitarra. Mi servono soldi per re-iscrivermi all'università perché...
  • ...non sono riusito a finire la tesi per la sessione di aprile.
  • Mi sono stancato di dare del Lei alla mia relatrice. Ci conosciamo da così tanto tempo ed è una donna così in gamba e confidenziale che mi sento ridicolo, ma al contempo so di essere ancora uno studente quindi non riesco a darle del tu. E' una sorta di atavico rispetto per il ruolo che ricopre. Glielo dirò.
  • La campagna elettorale mi ha nauseato prima di cominciare e manca più di un mese alle elezioni. Chi vince vince tanto, gira gira, sono sempre loro. (Voglio fondare un partito: Orgoglio Qualunquista)
  • Tra marzo e maggio la mia terra mi sembra più verde dell'Irlanda. Non mi annoio mai a vederla respirare coi cambi di stagione.
  • Mi sono reso conto che il nome di molte persone che per me sono particolarmente importanti comincia per M come il mio. Si può definirla una sorta di vanità, questa?

lunedì, marzo 03, 2008

Arretrati
Eh vabbè. Chi ogni tanto legge queste pagine sa che non faccio mai le cose per tempo e c'è abituato. Chi mi conosce nella vita di tutti giorni sa anche di più: sa che non è un caso! In fatti faccio gli auguri a Morena per il suo compleanno. Sì. Solo che Morena ha compiuto gli anni il 21 febbraio... Nel frattempo io sono riuscito a scrivere una tesi che non va bene, a trovare tre persone a cui dare lezioni di chitarra, lei ad andare al concerto dei Cure e a restarne flesciata. Quindi auguri cara e sappi che questo è solo il primo degli arretrati che ho da recuperare...

domenica, febbraio 24, 2008

Slogan elettorali
"Italia rialzati!": è una minaccia?
"Si può fare!": ma anche no...

giovedì, gennaio 31, 2008

Con ritardo, come al mio solito quando si tratta di fare cose che "tanto ci vuole un attimo", posto la recensione di Ale (jumbolo, vedi link sulla sinistra) dell'ultimo album dei Marlene Kuntz - Uno - uscito a settembre. Sappiate che mi trova perfettamente d'accordo, come spesso (ma non sempre, vero Ale?) mi capita con le sue recensioni.

uno e trino

La prima cosa che ti viene in mente ascoltando questo disco è uno strano senso di dispiacere per chi non riuscirà ad apprezzarlo. Soprattutto verso chi non si sentirà addosso tutto il percorso di Marlene. Non so se vi è mai capitato, ma, all'inverso, esiste una piacevolissima sensazione di osmosi totale quando, dopo alcune prove di un regista, uno scrittore, un musicista, tu, persona media nella media, ti accorgi di avere un tratto comune con l'artista. Senti che c'è qualcosa che ti accomuna a lui nel cambiamento. Tutto intorno a te rimane fermo e non comprende, mentre tu scorri, cambi e, in un certo qual modo, capisci e, anzi, ti sembra una cosa normale quella che ha filmato, scritto o cantato il personaggio pubblico.


Intendiamoci, non che ci si trovi dinnanzi al disco perfetto, ma davanti ad un gran disco di una delle più importanti band italiane degli ultimi anni, questo si. Una delle canzoni più difficili e probabilmente imperfette di questo Uno, Fantasmi, ha una strofa asimmetrica durante la quale la voce di Cristiano sembra stentare e perdersi, un divenire che sembra suggerirti "ma è brutta questa canzone" e poi ecco arrivare una specie di ritornello che sembra avere un debito con quello di Jesahel dei Delirium di Fossati. Che sia un indizio? Forse.


Certo è che i Marlene Kuntz proseguono sulla strada della loro ispirazione. Sarebbe comodo scrivere come chi ha la verità in tasca, e dire che la virata ebbe inizio con Senza Peso, disco bellissimo ma a suo tempo aspramente criticato e contestato, ma ci si dimenticherebbe che già il predecessore, Che cosa vedi, non era poi così diverso, e che, per dirne una, già nello splendido e sferragliante Ho ucciso paranoia era contenuto, in nuce, il fuoco sacro della canzone d'autore. Come definire altrimenti un pezzo come Ineluttabile?


Ma torniamo all'oggi, al qui e ora. Certo, non può non stupire, positivamente crediamo, ascoltare la bossanova semi-elettronica di Negli abissi fra i palpiti, o l'inquietante ballata dark-sinfonica che segue, dal titolo Stato d'animo. E, allo stesso tempo, come non riconoscere il timbro di Marlene nell'incipit evocativo dell'opener Canto, un pezzo dove Godano si supera, ebbene si, fin dall'inizio, sfoderando un canto, appunto, magistrale ed inconsueto per un certo tipo di rock? Se non rabbrividite da subito, mentre canta sto perdendoti - e quando accadrà - il demonio del grande rammarico - il mio girovagare dovrà - fuggire ovunque - inseguito dalla colpa, beh, lasciate perdere. O forse, no, aspettate. Aspettate fino alle prime note di pianoforte del pezzo seguente, Musa, suonate nientemeno che da Paolo Conte, e poi decidete. Se pensate che un ritornello, se volete anche ruffiano, con un controcanto operistico, che però dice perchè tu sai come farmi uscire da me, dalla gabbia dorata della mia lucidità; e non voglio sapere quando, come e perchè questa meraviglia alla sua fine arriverà, non faccia per voi, non vi biasimeremo. Del resto, l'arioso finale segna un passaggio difficile da sopportare per chi continuerà a rimpiangere Catartica e la sua carica rumorosa. Peccato, perchè altre canzoni, non ultima 111, la canzone che segue, meriterebbero di essere ascoltate ripetutamente. Proprio 111 è forse il pezzo che richiama di più le "origini" della band cuneese.


Probabilmente è meglio che chi vi scrive, a questo punto, si fermi. Inutile sarebbe sciorinarvi titoli e aggettivi abbinati alle canzoni che rimangono da citare. Il senso, l'avete capito. Siamo di fronte alla prosecuzione di un cammino naturale, anche se rischioso.

Non posso però esimermi dal dare spazio almeno al pezzo di chiusura, quello che dà il titolo all'album, Uno (da Nabokov: Esiste solo un numero vero: Uno. E l'amore, a quanto pare, è l'esponente migliore di questa unicità). Una specie di Bignami marleniano, e al tempo stesso il segno del cambiamento. L'incedere familiare, un ritornello accattivante, quasi un anthem sinfonico, e poi l'apertura pseudo-pop a seguire, con una chitarra che deve molto a The Edge, addirittura.


Chi è innamorato dell'amore rimarrà fedele a Cristiano Godano e ai suoi splendidi testi. Chi ha nostalgia delle fighe blu si sentirà tradito, ma forse rimarrà solo confinato in un recinto che potrebbe un giorno stargli stretto, un po' come l'ignavo della ballata. Chi rimarrà affascinato da questo disco ne godrà a lungo. E, mi permetto, non è finita qui. Proprio perchè non è, come detto poco dopo l'apertura, un disco perfetto, qualcosa mi dice che sia solo un'ulteriore tappa sperimentale e coraggiosa, verso la definizione di qualcosa di abbagliante.

Il tempo, si sa, è galantuomo.


Marlene Kuntz Uno

venerdì, gennaio 25, 2008

Ieri sera al bar

Cliente: "Prodi è cascatu!"
Barista (donna): "S'è fattu male?"
No, per dire l'interesse...

martedì, gennaio 22, 2008

Signore e signori, ecco a voi il nostro paese.
Marco Travaglio - Giustizia Italiana

mercoledì, gennaio 16, 2008

Dal blog di Beppe Grillo lo scritto di un monumentale Marco Travaglio. Tutti i nostri politici, di tutti gli schieramenti, hanno espresso "solidarietà" al Ministro di Disgrazia e Ingiustizia. Tutti, tranne Antonio di Pietro. Lo dichiaro a tutto il mondo: la prossima volta voto per lui, chi c'è c'è.

Hanno arrestato l'UDEUR!

Ricevo e pubblico una lettera di Marco Travaglio:

"Caro Beppe,
siamo tutti costernati e affranti per quanto sta accadendo al cosiddetto ministro della Giustizia Clemente Mastella e alla sua numerosa famiglia, nonché al suo partito, che poi è la stessa cosa. Costernati, affranti, ma soprattutto increduli per la terribile sorte che sta toccando a tante brave persone. Infatti, oltre alla signora Sandra, presidente del Consiglio regionale della Campania, sono finiti agli arresti il consuocero Carlo Camilleri, già segretario provinciale Udeur; gli assessori regionali campani dell’Udeur Luigi Nocera (Ambiente) e Andrea Abbamonte (Personale); il sindaco di Benevento dell’Udeur, Fausto Pepe, e il capogruppo Udeur alla Regione, Fernando Errico, e il consigliere regionale dell’Udeur Nicola Ferraro e altri venti amministratori dell’Udeur. In pratica, hanno arrestato l’Udeur (un mese fa era finito ai domiciliari l’unico sottosegretario dell’Udeur, Marco Verzaschi, per lo scandalo delle Asl a Roma, mentre un altro consigliere regionale campano, Angelo Brancaccio, era finito in galera prima dell’estate quando era ancora nei Ds, ma appena uscito di galera era entrato nell’Udeur per meriti penali). Mastella, ancora a piede libero, è indagato a Catanzaro nell’inchiesta "Why Not" avviata da Luigi De Magistris e avocata dal procuratore generale non appena aveva raggiunto Mastella, che intanto non solo non si era dimesso, ma aveva chiesto al Csm di levargli dai piedi De Magistris. S’è dimesso invece oggi, Mastella, ma per qualche minuto appena: poi Prodi gli ha respinto le dimissioni, lasciandolo al suo posto che – pare incredibile – ma è sempre quello di MINISTRO DELLA GIUSTIZIA. La sua signora, invece, non s’è dimessa (a Napoli, di questi tempi, c’è perfino il rischio che le dimissioni di un politico vengano accolte): dunque, par di capire, dirigerà il Consiglio regionale dai domiciliari, cioè dal salotto della villa di Ceppaloni.

Al momento nessuno sa nulla delle accuse che vengono mosse a lei e agli altri 29 arrestati. Ma l’intero Parlamento – con l’eccezione, mi pare, di Di Pietro e dei Comunisti Italiani – s’è stretto intorno al suo uomo più rappresentativo, tributandogli applausi scroscianti e standing ovation mentre insultava i giudici con parole eversive, che sarebbero parse eccessive anche a Craxi, ma non a Berlusconi: insomma la casta (sempre più simile a una cosca) ha già deciso che le accuse - che nessuno conosce - sono infondate e gli arrestati sono tutti innocenti. A prescindere. Un golpetto bianco, anzi nero, nerissimo, in diretta tv.

Nessuno, tranne Alfredo Mantovano di An, s’è domandato come facesse il ministro della Giustizia a sapere che sua moglie sarebbe stata arrestata e a presentarsi a metà mattina alla Camera con un bel discorso scritto, con tanto di citazioni di Fedro: insomma, com’è che gli arresti vengono annunciati ore prima di essere eseguiti? E perché gli arrestandi non sono stati prelevati all’alba, per evitare il rischio che qualcuno si desse alla fuga? Anche stavolta, la fuga di notizie è servita agli indagati, non ai magistrati. E, naturalmente, al cosiddetto ministro.

Il vicepresidente del Csm Nicola Mancino, anziché aprire una pratica a tutela dei giudici aggrediti dal ministro, ha subito assicurato "solidarietà umana" al ministro e ai suoi cari (dobbiamo prepararci al trasferimento dei procuratori e del gip di Santa Maria Capua Vetere, sulla scia di quanto sta accadendo per De Magistris e Forleo?). Il senatore ambidestro Lamberto Dini ha colto l’occasione per denunciare un "fatto sconvolgente: i magistrati se la prendono con le nostre mogli" (la sua, Donatella, avendo fatto fallimento con certe sue società, è stata addirittura condannata a 2 anni e mezzo per bancarotta fraudolenta, pena interamente indultata grazie anche a Mastella). Insomma, è l’ennesimo attacco ai valori della famiglia tradizionale fondata sul matrimonio: dopo l'immunità parlamentare, occorre una bella immunità parentale. Come fa osservare la signora Sandra Lonardo in Mastella dai domiciliari, "questo è l’amaro prezzo che, insieme a mio marito, stiamo pagando per la difesa dei valori cattolici in politica, dei principi di moderazione e tolleranza contro ogni fanatismo ed estremismo". Che aspettano a invitarli a parlare alla Sapienza?." Marco Travaglio

lunedì, gennaio 14, 2008

Dov'è finita la mia pipa?
Non sarai stato perfetto, come nessuno è. Soprattutto nessuno di coloro i quali hanno attraversato in pieno la storia del '900 italiano come hai fatto tu.
Ma oggi, in questo paese allo sbando, di te sento un gran bisogno.