lunedì, novembre 05, 2007

Sergent magiur ghe riverem a baita?
Marco Paolini - Il sergente (prima parte)

Parto la mattina alle 6.30 dopo aver portato mia madre al lavoro. Ho una fifa terribile di star per chiedere troppo alla mia fidata Ford Escort a metano del '92. Tanto per capirci, è un residuato di auto con la targa che indica la provincia seguita da 6 numeri, quasi da museo ormai. Mi chiedo da giorni se riuscirà a macinare in un giorno i chilometri che di solito macina in due settimane. Porto Recanati - Vicenza. A14, fino a Bologna. Faccio varie soste lungo il percorso, voglio prendermela comoda. Infatti arrivo a destinazione con un'ora di viaggio in più del necessario, ma mi va bene così. Prima tappa Sovizzo, a prendere il biglietto che Nick ha ritirato per me con la collaborazione di Valeria. Li ringrazio entrambi e ringrazio internet, Dio, i Pearl Jam che mi hanno dato la possibilità di conoscerli. Un panino e poi destinazione Zovencedo, sui Colli Berici. Come inizio a prendere la salita mi si spalancano gli occhi: è come se guidassi sopra una tela di Constable o di Turner, come se tutti i colori dell'autunno si aprissero per accogliermi nel loro ventre. Uno dei posti più belli che abbia mai visto. Pochissime case, le trattorie e i ristoranti, che pure sono in gran numero, hanno le insegne anni '70, ma non è vintage questo: è così, punto. E poi è pioggia. E nebbia. Sempre più fitta da non veder quasi nulla all'una di giorno. Fortunatamente si diraderà nel pomeriggio, fino a sparire, altrimenti di notte probabilmente non sarei riuscito ad orientarmi in quel labirinto di stradine. Vado alla ricerca della cava Arcari. Non è facile da trovare, non ci sono indicazioni. Dopo aver girato un po' vedo il cartello "Il sergente". Un tizio dell'organizzazione mi dice che da lì è tutta a piedi, quasi un chilometro, sullo sterrato. Scrivi "sterrato", leggi "fango". Bene, il posto è individuato. Mi fermo qualche centinaio di metri più in su, in un bar - ristorante, prendo un caffè, una grappa e leggo Il giornale di Vicenza, secondo cui Zambrotta verrà al milan in gennaio. Speriamo, mi dico. Poi riparto per scendere di nuovo a valle, voglio vedermeli bene questi posti, tra poco più di tre ore sarà buio, devo approfittare. Arrivo a Perarolo, frazione di Arcugnano, dove trovo una locanda e mi sistemo. Torno a Zovencedo verso le 5.30, prima che faccia buio del tutto, e mi fermo in un altro bar - ristorante, altro caffè, altra grappa. Faccio amicizia con la ragazza che sembra gestire un po' il tutto e mi dice che Marco Paolini e la troupe saranno a cena lì dopo lo spettacolo e che comunque ci rivedremo giù alla cava, dove lei distribuirà vin brulé e formaggio. Passo quasi un'ora a chiacchierare con lei e un altro ragazzo finché non è il momento di scendere alla cava, per trovare parcheggio più vicino possibile alla stradina di accesso, visto che piove a dirotto e tira un vento gelido. Devo diminuire il più possibile il tragitto da fare a piedi. Parcheggio, mostro il biglietto e mi avvio in mezzo al bosco, quasi al buio.
Fine prima parte