giovedì, settembre 27, 2007

Della mia terra e dell'esserne parte


Vero è che nessuno è profeta in patria. Ma tutto quello che le Marche fanno per farsi amare, e che molti dei loro abitanti non recepiscono, porterebbe chiunque stesse al loro posto all'esasperazione.
Mai ci fu amore meno corrisposto.
Il problema delle Marche è che hanno, e (spero) sempre avranno, un sapore troppo antico. Qua non si avrà mai la sensazione di correre veloce insieme al mondo. Che poi il mondo non abbia la più pallida idea di dove andare ha poca importanza.
E' una terra che richiede lentezza, riflessione. Chiunque la visitasse non dovrebbe mai avere lo spirito del turista, ma quello del viandante o, al limite, del flaneur di baudelaireiana memoria. E' una terra che dà tanto e, quindi, chiede un po' d'impegno. Normale.
Se vai in un paesino di collina, come ce ne sono a decine, devi arrampicarti con calma su per una strada stretta e con diversi tornanti, entrare dentro le mura e fermarti. Devi diventare uno dei mattoni rossicci di cui sono fatti gli edifici medievali e rinascimentali, respirare l'atmosfera silenziosa e metafisica che ti si offre intorno. Il silenzio fa troppo rumore al giorno d'oggi, questo è il punto.
Vai lungo un fiume? Diventa vallata. Devi partire col vento e farti un volo d'uccello su queste autostrade verdi. Segui il profilo delle colline, lasciati accarezzare. E così le spiagge. Non sono quelle di Rimini, c'è poco da fare. Le montagne non sono le dolomiti, Sefro e Pioraco non sono Courmayeur e Cortina d'Ampezzo. C'è calma. Ci sono i vecchi che vanno in giro con i carretti. C'è noia, se non le comprendi.
Questi luoghi ti chiedono di annullarti, cosa inconcepibile per l'uomo d'oggi. Ti chiedono di appartenere loro come le querce secolari e i paesi medievali. Di andare oltre te stesso. Se passi di qua, viandante, non sarai protagonista di una "vacanza da sogno". Non avrai comfort e divertimento. Se riuscirai a percepire la voce di una terra che ti dona sé stessa, avrai luoghi in cui respirare pace. Per questo amo così tanto la mia terra: cosa chiederle, oggi, più della pace?

3 commenti:

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Niente in effetti; poter fermare il tempo in momenti come quelli è qualcosa di unico: sono istanti eterni.

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Ah volevo dirti che ti ho linkato, mi ero forse dimenticato di dirtelo LOL!

PS: ho visto che l'hai fatto anche tu, ti ringrazio sinceramente

Daniele

Matteo ha detto...

Avevo visto grazie.
Se non ci si aiuta tra bloggers...
poi vabbè tu sei molto più blogger di me, ma tant'è :D