sabato, dicembre 29, 2007

Benazir Bhutto
Stavolta hanno toccato il fondo. Accusare Al Qaeda dell'assassinio di Benazir Bhutto è talmente ridicolo che verrebbe da ridere, se non fosse una cosa terribilmente seria. Ammazzare il leader dell'opposizione di un paese che sostiene la guerra contro di te equivarrebbe a darsi una enorme martellata nei coglioni. E non bisogna neanche essere storici, politologi o giornalisti da premio Pulitzer per capirlo. Nonostante questo non c'è stato un telegiornale o un quotidiano che abbia dubitato della cosa. Dopo 20 minuti dall'attentato già si sapeva che erano stati loro e non Musharraf. Cazzo che "intelligence"! Con questa efficienza investigativa Bin Laden (che non ha mai rivendicato l'attentato dell'11 settembre 2001, giusto per ricordare) dovrebbe essere in galera da 7 anni. Invece è ancora uccel di bosco. Se c'è qualcuno che avrebbe realmente interesse a gettare nel caos il Pakistan sono proprio gli americani. Da non sottovalutare comunque il buon vecchio Putin, sovietico nell'anima, cresciuto a pane e regimi nel KGB. Possibile che la storia non insegni proprio nulla?

martedì, dicembre 18, 2007

Auguri Flavia
Flavia domenica ha compiuto 27 anni e io, ovviamente senza credito sul mio telefono, non le ho neanche mandato un sms… bestia. Vabbè. Il blog mi permette di sopperire alle mie mancanze comunicative, in molti sensi. Comunque, per non smentirmi del tutto, scrivo del suo compleanno con un paio di giorni di ritardo, tanto lo so che non se la prende…
Auguri Flaviuzza, cento di questi giorni. Al centesimo giorno, però, voglio essere ancora lì a farteli di persona eh…
Sergent magiur ghe riverem a baita?
Marco Paolini - Il sergente (seconda parte)



Piove di traverso, i pantaloni si bagnano fino al ginocchio. Arrivato alla cava, come la ragazza aveva detto, ci offrono vin brulé quasi bollente e formaggio. Buonissimo. Ci fanno sistemare: “posto cuscino fronte – palco”, questo c’è scritto sul mio biglietto, lì mi devo sedere. Sono a un metro e mezzo - due dal palco. Sono solo le 7.30, mancano 2 ore allo spettacolo. Penso che non passeranno mai. Dopo una mezz’ora inizio a sentire il freddo alle gambe. Avrei dovuto lasciare i pantaloni del pigiama sotto i jeans, mi maledico. Osservo il palco, è spoglio, come sempre. Con la solita vecchia macchina da scrivere sulla destra, qualche pietra, su cui Marco si siederà, e alcuni sacchi di sabbia. La scenografia vera e propria è la cava, naturale e innaturale allo stesso tempo, grigia ma di un grigio vivo, si vedono i segni della mano dell’uomo alle pareti. E poi l’acqua, dietro il palco. Con le luci dei riflettori dona un colore grigio – verde stranissimo a tutto l’ambiente, senza riflessi, perché è ferma, per lo meno fin dove arriva l’occhio.
Verso le 9 arriva il Sergente, quello vero, Mario Rigoni Stern. Esplode l’applauso del pubblico, d’altronde son quasi tutti di Vicenza, suoi concittadini, si può dire. E’ un uomo possente, nella sua figura c’è tutto il sapore di ciò che ha vissuto, di come ha vissuto e vive tuttora. Il sergente ci ringrazia per essere lì. Gli si legge la felicità negli occhi: alla fine dirà che finché ci sono così tanti giovani ad ascoltare quella storia, ci sarà speranza. Prima dello spettacolo Marco colloquia col pubblico, risponde alle nostre domande. Poi inizia lo spettacolo. Inutile descriverlo, l’ho già fatto in un altro post ed è più o meno lo stesso, con l’aggiunta di molti, bellissimi, dettagli del viaggio in Russia che Marco ha compiuto, lungo le tappe della ritirata, per la preparazione dello spettacolo (straordinario il racconto del viaggio in treno, d’altronde, come si sa, il treno è una presenza costante nei racconti di Marco, è il paradigma stesso del suo viaggiare e farci viaggiare). Lo spettacolo dura al solito sulle due ore e mezza, lunghissimo. Ancora mi domando come faccia quella persona a non annoiarmi…
Esco con la consapevolezza di aver assistito ad un evento. Vero, non l’ho detto, lo spettacolo andava in onda in diretta su La7. Ma non è questo l’evento, l’evento è il mio, personale. Ho visto un bellissimo spettacolo, ho stretto la mano a Mario Rigoni Stern (soggezione) ed ho lasciato in quei luoghi un pezzo d’anima. Spasiba.

Il giorno dopo, lungo l’autostrada, sento forte la voglia di tornare a casa, ma è la voglia di Ulisse, che dopo aver fatto tutto quel casino per tornare, si narra, volle subito ripartire.

lunedì, novembre 05, 2007

Sergent magiur ghe riverem a baita?
Marco Paolini - Il sergente (prima parte)

Parto la mattina alle 6.30 dopo aver portato mia madre al lavoro. Ho una fifa terribile di star per chiedere troppo alla mia fidata Ford Escort a metano del '92. Tanto per capirci, è un residuato di auto con la targa che indica la provincia seguita da 6 numeri, quasi da museo ormai. Mi chiedo da giorni se riuscirà a macinare in un giorno i chilometri che di solito macina in due settimane. Porto Recanati - Vicenza. A14, fino a Bologna. Faccio varie soste lungo il percorso, voglio prendermela comoda. Infatti arrivo a destinazione con un'ora di viaggio in più del necessario, ma mi va bene così. Prima tappa Sovizzo, a prendere il biglietto che Nick ha ritirato per me con la collaborazione di Valeria. Li ringrazio entrambi e ringrazio internet, Dio, i Pearl Jam che mi hanno dato la possibilità di conoscerli. Un panino e poi destinazione Zovencedo, sui Colli Berici. Come inizio a prendere la salita mi si spalancano gli occhi: è come se guidassi sopra una tela di Constable o di Turner, come se tutti i colori dell'autunno si aprissero per accogliermi nel loro ventre. Uno dei posti più belli che abbia mai visto. Pochissime case, le trattorie e i ristoranti, che pure sono in gran numero, hanno le insegne anni '70, ma non è vintage questo: è così, punto. E poi è pioggia. E nebbia. Sempre più fitta da non veder quasi nulla all'una di giorno. Fortunatamente si diraderà nel pomeriggio, fino a sparire, altrimenti di notte probabilmente non sarei riuscito ad orientarmi in quel labirinto di stradine. Vado alla ricerca della cava Arcari. Non è facile da trovare, non ci sono indicazioni. Dopo aver girato un po' vedo il cartello "Il sergente". Un tizio dell'organizzazione mi dice che da lì è tutta a piedi, quasi un chilometro, sullo sterrato. Scrivi "sterrato", leggi "fango". Bene, il posto è individuato. Mi fermo qualche centinaio di metri più in su, in un bar - ristorante, prendo un caffè, una grappa e leggo Il giornale di Vicenza, secondo cui Zambrotta verrà al milan in gennaio. Speriamo, mi dico. Poi riparto per scendere di nuovo a valle, voglio vedermeli bene questi posti, tra poco più di tre ore sarà buio, devo approfittare. Arrivo a Perarolo, frazione di Arcugnano, dove trovo una locanda e mi sistemo. Torno a Zovencedo verso le 5.30, prima che faccia buio del tutto, e mi fermo in un altro bar - ristorante, altro caffè, altra grappa. Faccio amicizia con la ragazza che sembra gestire un po' il tutto e mi dice che Marco Paolini e la troupe saranno a cena lì dopo lo spettacolo e che comunque ci rivedremo giù alla cava, dove lei distribuirà vin brulé e formaggio. Passo quasi un'ora a chiacchierare con lei e un altro ragazzo finché non è il momento di scendere alla cava, per trovare parcheggio più vicino possibile alla stradina di accesso, visto che piove a dirotto e tira un vento gelido. Devo diminuire il più possibile il tragitto da fare a piedi. Parcheggio, mostro il biglietto e mi avvio in mezzo al bosco, quasi al buio.
Fine prima parte

domenica, ottobre 14, 2007

Alba
Ubriaco di niente mi spoglio
di tutto ciò
che non è
domani.

martedì, ottobre 09, 2007

Questo è Appignano
il mio "paese d'adozione". E io lo sto amando come se fosse mio.


Ero stato invitato anch'io a partecipare a questa bella inziativa virtuale, ma questi sono strani giorni, come dice Battiato, e il tempo è davvero poco, per non dire nullo. Ne parlerò. Comunque metto il post "comunitario" sul mio blog in segno di totale appoggio, riservandomi di scrivere qualcosa di serio sull'argomento più in là. Anche perché, come dovrebbe sempre essere in questi casi, la sfida è continuare a parlarne quando la cosa avrà perso il suo interesse mediatico.

bloggers for burma: uniti per la birmania

Chi sono i Bloggers for Burma? Sono 16 bloggers che vogliono far sentire la loro voce a sostegno di chi lotta pacificamente per la libertà. O, forse, solo 16 pazzi utopici che credono ancora che i diritti umani e la democrazia siano e debbano essere dei valori cardine del mondo di oggi e di quello di domani. Queste le nostre parole:

“I diritti umani, la libertà e la democrazia sono la linfa della società in cui noi viviamo. Diritti acquisiti e forse un po’ scontati per quelli nati, come me, dopo la nascita della Repubblica che ne hanno sentito il profumo nell’aria, per la prima volta, inspirata.

I diritti umani, la libertà e la democrazia sono, invece, per molti popoli concetti astratti di cui è persino vietato parlare. Per il Popolo Birmano una ragione valida per farsi massacrare.

Pacificamente, senza opporre resistenza.

In tempi di fanatismi religiosi che costano vite innocenti e minacciano i fondamenti della società civile, i monaci buddisti si uniscono al loro Popolo per chiedere il rispetto della loro grandissima dignità di uomini, di cittadini.
Non lasciamo che la loro giusta e onorevole protesta resti confinata in una piccola regione del mondo. I diritti umani, la libertà e la democrazia devono essere patrimonio di tutta l’umanità.

E perciò in un abbraccio mondiale gridiamo: “Free Burma!”

ArabaFenice (Anna Maria Stufano)
http://nonsologiovinazzo.blogspot.com
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“Non entro in argomentazioni socio-politiche essendoci sicuramente persone più competenti e preparate del sottoscritto a farlo.
Preferisco soffermarmi su quelle che sono le sensazioni e analizzare l’incedere di questi accadimenti.

Spero tanto di sbagliarmi ma le trovo molto simili a quelle già vissute per il Darfur.

Un’ondata iniziale di sdegno, accompagnata da immagini crude (si pensi all’esecuzione di quel giornalista o ai monaci investiti dai camion militari senza troppi complimenti!), da notizie che facevano crescere sempre di più l’angoscia, da una preoccupazione sempre crescente per quelle popolazioni. All’inizio aperture di Tg, radio, prime pagine dei quotidiani ed oggi invece? … Oggi niente di più di qualche trafiletto “riempitivo” nell’home page di qualche sito e nulla più. Al radiogiornale delle 8.30 neanche menzione. Aldilà di tutte le parole e le elucubrazioni che si possono fare relativamente alla vicenda, la mia preoccupazione è che però stavolta non ci si dimentichi di loro perchè quando si comincia a dimenticare chi soffre si diventa complici dei loro aguzzini!”

Chit (Claudio Chittaro)
http://www.chitblog.net/

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“Quando la mattina, aprendo gli occhi, sancisco la nascita di un nuovo giorno, ringrazio chi di dovere per questo dono.

Quando, attraverso i giorni che si susseguono, sono artefice della mia vita e del mio destino, ringrazio i miei Avi.

Li ringrazio per il dono che mi hanno fatto. Li ringrazio per la libertà di cui oggi godo.

Ogni giorno che passa, ogni istante che vivo, mi rendo conto della fortuna che ho. Sono un uomo libero.
Non per tutti è così. Il popolo della Birmania, guidato dai monaci buddisti, lotta per la libertà.
E’ una lotta fatta attraverso la parola, attraverso la pace. Parole di libertà e di pace che si scontrano contro armi e intolleranza.

Diamo un’eco a quelle parole. Non lasciamoli soli. Insieme si può. Libero uomo in libero Stato”.

Davideelle (Davide Longo)
http://davideelle.blogspot.com/

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“Finchè ci saranno uomini di guerra pronti a colpire, soffocare, uccidere ed imprigionare uomini di pace, noi ci saremo ad additarli, a condannarli, a non dimenticare.

Contro tutti i regimi di ogni colore urliamo l’urgenza di vedere la Birmania libera.

Finazio (Ignazio Finizio)
http://finazio.blogspot.com
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“Una comunità internazionale “distratta” in tutti questi anni ha ampiamente ignorato la Birmania e quello che vi succedeva.

In pochi hanno però ignorato le possibilità economiche che offre questo paese.
Non è un mistero che, a dispetto delle condanne ufficiali, fra i maggiori investitori in Birmania ci siano Francia, USA e Gran Bretagna.

Compiamo tutti un gesto concreto per aiutare il popolo birmano.

Chiediamo con forza che l’Unione Europea applichi sanzioni economiche severe; nel frattempo ognuno faccia un piccolo significativo gesto boicottando le multinazionali che sfruttano le risorse energetiche del paese”.

Franca Bassani
http://franca-bassani.blogspot.com
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“Abbiamo imparato qualcosa da Piazza Tien an men? I monaci birmani, oggi, da soli non possono farcela.

Siamo noi, quelli che non verranno incarcerati o torturati se protestiamo, che dobbiamo aiutarli a liberarsi della dittatura che soffoca il loro desiderio di libertà.

Restiamo uniti per la Birmania e non dimentichiamola”.

Luca Zerbato
http://liberodipensare.blogspot.com

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“I Paesi Democratici di tutto il mondo non possono tacere sulle nefande azioni repressive dell’attuale governo birmano. Ci vogliono azioni concrete a sostegno della popolazione oppressa.

La diplomazia da sola non basta a salvaguardare il rispetto dei diritti umani, tanto più in questo caso dove le relazioni di opportunità tra governi sembrano prevalere sulla salvaguardia dei diritti umani fondamentali”.

Mariad (Maria D’Ordia)
http://mariad-nonsolosogni.blogspot.com
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“Quello che accade in Myanmar, ma noi preferiamo parlare di ex-Birmania, è la palese dimostrazione che la libertà di parola e di manifestazione del proprio pensiero, come è nel diritto di ogni essere umano, è continuamente minata e minacciata da chi usa e abusa del suo potere.

Il nostro contributo vuole essere perciò una sorta di marcia che simbolicamente avviene di pari passo assieme a quella degli straordinari monaci birmani e dei tanti cittadini che con ammirevole forza e determinazione hanno deciso di non arrendersi e sono scesi pacificamente in piazza per opporsi alla dittatura e affermare con coraggio i valori della democrazia e della libertà. Un sacrificio per un grande e nobile ideale che sta avendo però degli orribili risvolti di dura e inaudita repressione e violenza che stanno superando il varco dei crimini contro l’umanità.

Noi scegliamo di dare voce al loro urlo soffocato da meschini e sanguinari criminali. Noi siamo con loro.
Il nostro è perciò un grido che vuole e deve andare al di là di qualunque interesse economico, oltre qualunque pregiudizio culturale e politico.

Aiutaci anche tu.
Diamo voce al gesto dei monaci birmani…alla loro libertà. Alla pace”.

Mimmo.
http://mimmoworld.blogspot.com/
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“Marciando in silenzio
abbiamo fatto sentire la nostra voce

Ora tocca agli altri gridare”

Osteria dei Satiri
http://osteriadeisatiri.blogspot.com/

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“La Libertà e la Democrazia sono dei valori assoluti, nessun fucile o manganello potranno mai soffocarli.

Aldo Moro diceva ai suoi sequestratori: -”se mi ucciderete farete di me un Martire della Democrazia”.

La Storia diede ragione a Moro, il suo sacrificio divenne un martirio in nome della Libertà e divenne la Tomba Politica del Terrorismo Brigatista!!!

Il popolo birmano grazie ai suoi martiri vincerà la tirannia militare, il sacrificio dei monaci e del popolo è stato un esempio mondiale e ha acquisito una Forza Politica molto importante per la democrazia e la libertà della Birmania”.

Polis (Francesco Spallacci)
http://polisfs.blogspot.com
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“Quando un Paese non è una grande potenza, non ha una forza economica sufficiente, viene da una storia di occupazione e sfruttamento coloniale, chi lo può difendere dagli appetiti degli Stati “avanzati” o emergenti?

Quando un popolo non ha mai conosciuto la democrazia, o ha visto soffocare la sua breve stagione di democrazia perchè il leader che si era scelto non era quello gradito a chi decide le sorti del mondo, chi lo può aiutare?

Quando qualcuno di quel popolo e di quel Paese riesce a trovare la forza ed il coraggio di esporre la propria vita al rischio di vedersela strappare, pur di risvegliare le coscienze e di interrompere una tirannia ultradecennale, sopportata e supportata da interessi economici esterni, chi può fargli sentire che non è solo?

Per noi che la democrazia la conosciamo e la viviamo, è un dovere morale non tacere su ciò che succede in Birmania, come in Darfur.

Per uno Stato come l’Italia e per un’entità come l’Unione Europea dovrebbe essere un dovere
premere in ogni modo per porre fine alla dittatura, anche con misure plateali.

Io vorrei che l’Italia desse un segnale fortissimo a chi sta lottando per liberarsi, boicottando le Olimpiadi di Pechino”.

Raser (Stefano Ravasio)
http://raser.ilcannocchiale.it/

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“Non riesco a trattenere le lacrime, le parole non escono, vorrei aggiungere solo una citazione che mi accompagna da sempre e che ho scolpito nel cuore; mi ha sempre guidata, come un maestro:

Libertà vo cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta.
Dante Alighieri

Cercando in rete mi rendo conto che non abita solo il mio cuore
http://www.flickr.com/photos/barbarageraci/1442930561/

Remyna in preghiera”.

(Marina Remi)
http://marinaremi.wordpress.com/

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“Da bambino mi piaceva ambientare le mie fantasie di principesse e castelli suntuosi, elefanti giganti e monaci che lottano contro le tigri, in Birmania.

Non sapevo esattamente dove fosse collocato geograficamente quel paese e questo toglieva ogni limite alla mia fantasia.

Ora sono diventato grande, ho imparato esattamente dove si trova la Birmania. Tra confini delineati con il sangue e la violenza.

Sogno che i bambini, nati sotto la dittatura militare, il prima possibile tornino, a loro volta, a fare sogni di luoghi incantati, sotto un cielo di riacquisita libertà”.

Richard Gekko
http://richardgekko.altervista.org/

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Non si muore soltanto quando si cessa di vivere, ma anche quando il terrore invade l’esistenza quotidiana, e la possibilità d’esprimere liberamente le proprie opinioni viene brutalmente stroncata.

Nessuno ha il diritto d’uccidere la libertà altrui.

Romina
http://intersezioni.awardspace.com

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E’ impensabile che nel III millennio ci siano ancora posti dove vengono calpestati i diritti umani e dove non c’è libertà, ma purtroppo è così.

Quello che stà succedendo nell’ex Birmania lo dimostra. L’esempio dei monaci è da seguire: la democrazia esce dai monasteri che sono da sempre espressione di moralità, tradizione, cultura.

Spero che il popolo birmano riesca nel suo intento di liberarsi dal regime in modo non-violento con l’ausilio della sola forza di risorse apparentemente intangibili come moralità, cultura, conoscenza, informazione libera, ma che però sono i veri pilastri di un sistema democratico.

I monaci, con la loro protesta pacifica, sono convinti che la democrazia potrà essere ristabilita senza lotte violente o spargimento di sangue.

Auspico che abbiano ragione e che si possa concludere tutto nel migliore dei modi pacificamente. Per far questo occorre far sì che non si distolga l’attenzione da ciò che accade da quelle parti e fare pressioni affinché la Comunità internazionale non si dimentichi di loro; a telecamere spente si possono compiere crimini orribili.

Non smettiamo di parlare del Burma, della sua storia e di quello che sta accadendo. Noi, insieme ai blogger di tutto il Mondo possiamo davvero rappresentare un grande aiuto per il popolo birmano. FREE BURMA!!!

Salpetti
http://salpetti.wordpress.com

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Never Alone

Aria acre
pungente
odora di zolfo
puzza di stantio.

Cenere avvolge
I cieli morenti di Rangoon

Vuoto, Deserto, Nulla Assoluto,
Riempiono con suono assordante
luoghi un tempo vivi
Allietati dal silenzio
E da raggi di sole arancione in preghiera.

Ed ecco un altro Tibet
Un altro Cile
Un’altra Cambogia
Un altro Darfur
Un altro Nazismo.

Ecco altro odio.

E questo mio tenue respiro
Per non lasciarvi soli MAI!

Daniele Verzetti, Rockpoeta
http://agoradelrockpoeta.blogspot.com
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Come avrete potuto osservare leggendoci, tanti modi diversi di sentire e raccontare questa tragedia, ma in gola, ciascuno di noi, ha un solo urlo: FREE BURMA!

F.to: BLOGGERS FOR BURMA.

visita www.free-burma.org

mercoledì, ottobre 03, 2007

Gli esami non finiscono mai...
... ma quelli universitari sì. I miei sono finiti ieri!

domenica, settembre 30, 2007

E' facile trovare la soluzione ai problemi degli altri...
(P.S.: non fateci caso, sono un po' brillo...)

venerdì, settembre 28, 2007

Da una recente intervista a Enzo Bearzot

"Life is now. Ma quale now?"

giovedì, settembre 27, 2007

Della mia terra e dell'esserne parte


Vero è che nessuno è profeta in patria. Ma tutto quello che le Marche fanno per farsi amare, e che molti dei loro abitanti non recepiscono, porterebbe chiunque stesse al loro posto all'esasperazione.
Mai ci fu amore meno corrisposto.
Il problema delle Marche è che hanno, e (spero) sempre avranno, un sapore troppo antico. Qua non si avrà mai la sensazione di correre veloce insieme al mondo. Che poi il mondo non abbia la più pallida idea di dove andare ha poca importanza.
E' una terra che richiede lentezza, riflessione. Chiunque la visitasse non dovrebbe mai avere lo spirito del turista, ma quello del viandante o, al limite, del flaneur di baudelaireiana memoria. E' una terra che dà tanto e, quindi, chiede un po' d'impegno. Normale.
Se vai in un paesino di collina, come ce ne sono a decine, devi arrampicarti con calma su per una strada stretta e con diversi tornanti, entrare dentro le mura e fermarti. Devi diventare uno dei mattoni rossicci di cui sono fatti gli edifici medievali e rinascimentali, respirare l'atmosfera silenziosa e metafisica che ti si offre intorno. Il silenzio fa troppo rumore al giorno d'oggi, questo è il punto.
Vai lungo un fiume? Diventa vallata. Devi partire col vento e farti un volo d'uccello su queste autostrade verdi. Segui il profilo delle colline, lasciati accarezzare. E così le spiagge. Non sono quelle di Rimini, c'è poco da fare. Le montagne non sono le dolomiti, Sefro e Pioraco non sono Courmayeur e Cortina d'Ampezzo. C'è calma. Ci sono i vecchi che vanno in giro con i carretti. C'è noia, se non le comprendi.
Questi luoghi ti chiedono di annullarti, cosa inconcepibile per l'uomo d'oggi. Ti chiedono di appartenere loro come le querce secolari e i paesi medievali. Di andare oltre te stesso. Se passi di qua, viandante, non sarai protagonista di una "vacanza da sogno". Non avrai comfort e divertimento. Se riuscirai a percepire la voce di una terra che ti dona sé stessa, avrai luoghi in cui respirare pace. Per questo amo così tanto la mia terra: cosa chiederle, oggi, più della pace?

venerdì, settembre 21, 2007

Quiete misantropica

Tremo
di fronte allo stupore di occhi impauriti
scolpiti da un tormento candido
come marmo.
A ragion veduta
amo la follia.
Amo l'acqua
che furoreggia bianca
sulle scogliere del pensiero.

E se chiedessi al mondo di sparire?

Schiele, Lei, Me - Marlene Kuntz
Schiele, calma sensuale e lei,
come stregata
da un corpo scheletrito,
che posa ai suoi occhi con colpa fiaccata.

Scalda l'ambiente un camino,
che ha un fuoco sinuoso
e che volteggia senza peso
dove i suoi piedi stanno molli e a riposo.

Entro in quello che vedo
e la penso rivolta verso di me,
per un istante.
"Vedi lo stesso disegno?"
le chiedo giocando a far l'altro e non me.

Guado quel suo guardare
quell'uomo confuso
e sono voluttuosi
quei suoi pensieri che le oscurano il viso.

Mi chiedo se lei sa
che dietro la sua schiena abbronzata
c'è un tale scheletrito
in questo Hotel muto in questa muta vallata.

Entro in quello che vedo
e la penso rivolta verso di me,
"Vedi lo stesso disegno?"
le chiedo giocando a far l'altro e non me.

A far l'altro e non me

sabato, settembre 08, 2007

8 SETTEMBRE: VAFFANCULO DAY!
Se potete, mettete la vostra firma.
Tutte le informazioni sono qui: www.beppegrillo.it
Ovviamente, ad una manifestazione in cui sono coinvolti molti artisti, scrittori e giornalisti di livello nazionale (alcuni esempi: Alessandro Bergonzoni, la grandissima Milena Gabanelli di report, Massimo Fini, Sabina Guzzanti...) e che si svolge in 225 città italiane e 30 estere, compresa New York, la stampa da un risalto minimo. Oggi leggevo Il Resto del Carlino, quotidiano di Bologna, città-cuore del V-day: un articoletto di meno di mezza pagina e sempre con quel tono di sufficienza con cui si è soliti trattare Beppe Grillo. Il quale ha i suoi difetti, ma il primo tra tutti è quello di dire cose scomode per i nostri politici marci fino al midollo.
E allora CHE VAFFANCULO DAY SIA.
Io mi faccio 40 Km per mettere la mia firma. Sperando che serva a qualcosa.

lunedì, settembre 03, 2007

Thoughts arrive like butterflies. O bisce d'acqua.

Ieri, mentre pescavo, ho visto un biscia d'acqua uscire dal lago quasi sotto i miei piedi e ho spalancato gli occhi. Ho provato meraviglia per come strisciava arrampicadosi tra le frasche umide sotto di me, dopo aver nuotato per decine di metri contorcendosi in una esse infinita. Mi era capitato di vederne un'altra molti anni fa, ne avrò avuti 10 o 11, pescando con mio padre. Spalancai gli occhi alla stessa maniera. Una biscia ha acceso la scintilla. Ho iniziato a pensare a quando ero bambino. Alla scuola elementare, col muro pieno di cartelli con le iniziali degli oggetti raffigurati (ho stampato in mente quello con la I: Imbuto. Sarà merito di Guzzanti?). Al Natale, con le sue recite e i "lavoretti" da portare a casa, ultimi rantoli stentati di una scuola che si ricordava ancora che le mani possono anche fabbricare cose, scampoli infantili d'artigianato artistico. A un pomeriggio di pesca con mio padre a Santa Maria in Selva, in un lago che non esiste più. Ricordo che quel pomeriggio rompemmo una canna, perché ci si chiuse inaspettatamente sopra lo sportello del bagagliaio. Avevamo ancora la Peugeot 405 grigio ghiaccio con lo spoiler o già la Ford Sierra rosso bordeaux? Credo la seconda. C'era un'atmosfera autunnale, almeno così mi pare di ricordare. Ed eravamo soli. Per la cronaca: quella canna, poi, l'abbiamo aggiustata. Ancora la usiamo.
Pensavo a come mi meravigliavo per tutto ciò che mi accadeva attorno. Al desiderio di capire, possibilmente però con poco sforzo. Alle domande che mi facevo e che rimanevano senza risposta. Molte la risposta l'hanno poi trovata e, forse, era meglio non saperla, molte ancora no e, può sembrare strano, mi sembra che ce ne sia sempre più bisogno.
Ho pensato all'incanto e al disincanto. Oggi, inevitabilmente, sono molto più disincantato di allora. Ma, qua e là, ciuffi d'incanto escono ancora fuori dall'asfalto dell'età (la biscia...). Mi sono detto che voglio coltivarli, farli crescere.
Mi sono detto che può anche capitare di essere soli, talvolta, non ci è dato sapere, d'altronde il senso della perdita ha sempre fatto parte del mio DNA, ma che se dovessi perdere del tutto quell'incanto, allora, a quel punto, potrei dirmi davvero morto.

venerdì, agosto 31, 2007

L'isola

In una terra di confine
Sento salire odore di sdegnata verità
Tra meandri di raggi d’oro

Parlami di te, terra d’avori e di misteri, di sabbia fumosa e petali
Parlami di rabbia e dolore
Di deturpati paesaggi rossastri e dei loro tramonti: crepuscoli accecanti

Manda piogge equatoriali a lavarmi l’anima
Urlami lo sdegno della violazione

Ti sarò accanto, se vorrai
Ti sarò accanto per farti respirare
Per accarezzarti nel tuo riposo in un letto di seta

Parlami di affanno e terrore
Socchiudi gli occhi e bagnami di lacrime, di fervide emozioni
Schiaffeggia volti indifferenti, frantuma la loro roccia

Accecami

Sussurrami parole e musiche
Danze tribali e riti catartici

Soffia su di me venti caldi
Mostrami spiagge oceaniche di preziosi colori

Fa’ che riesca a comprendere la mia impotenza
Fa’ che riesca a comprendere il bisogno di te
L’inquietudine di non svegliarmi al tuo fianco

E ti sarò accanto, ancora, se vorrai
Ti sarò accanto per trasportarti in un respiro tenue
Per vederti fluttuare nella quiete

Ti sarò accanto.

giovedì, giugno 14, 2007

Anni ruggenti
Ringrazio Morena, prima di tutto di esistere, poi di avermi ricordato l'esistenza di questo film che secondo me è un piccolo capolavoro. Cast della madonna (Manfredi, Cervi, Moschin e altri), satira sul fascismo, sì, ma non solo. Attualissimo in tempi di intercettazioni telefoniche politico-finanziarie e politici che "okkupano" le ambulanze. E poi, ultimo ma non ultimo, si guarda con moltissimo gusto. Ci si diverte con un grande Manfredi che, forse, è sempre stato considerato un gradino sotto altri suoi coetanei colleghi (vedi Mastroianni). Questi spezzoni dimostrano che, forse, ci si sbagliava. Frasi da scolpire nella pietra:
"Facciamo a guardie e ladri! Eh no, no. E le guardie dove le troviamo qui?..."
"Elvi' ma tu vuoi un marito o vuoi un monumento alla memoria?"





mercoledì, giugno 06, 2007

Aria di sera
Fatti mondo, mi dico,
fatti mondo e muori
come muore chi non piega più
le labbra.
Come un muro antico
resta rudere,
metti radici in un bosco
cosparso di vento.
Di nulla.
Di vita.
Dove noi non siamo più.
Muori.
Come l'alba abbagliata dalla luce,
come la voce,
quando lei ne resta fuori.
Muori come il canto del passato
quando nessuno
ne ascolta il suono,
il dono.
Muori,
come un uomo.

lunedì, giugno 04, 2007

Bene...

Putin: puntare missili su Europa
Se Usa modificheranno equilibrio, dice a Corriere della Sera
(ANSA) - ROMA, 3 GIU - I missili nucleari russi saranno puntati contro citta' e obiettivi militari europei se gli Usa modificheranno l'equilibrio strategico.Lo afferma il presidente russo Vladimir Putin in una intervista sul Corriere della Sera. Putin fa riferimento all'intenzione degli Usa di coinvolgere Polonia e Repubblica Ceca nella creazione di un 'scudo' anti-balistico. 'Non uso un linguaggio da luna di miele', ammette il capo del Cremlino, denunciando la moltiplicazione delle basi militari Usa in Europa.

Che bello tornare indietro di 40 anni!
Aspetto con ansia la ricostruzione del muro di Berlino.

sabato, giugno 02, 2007

Stasera...
avrei voglia di una serata tranquilla, un bicchiere di vino, quattro chiacchiere stupide e poi il letto. Qua ci si accontenta di poco.
2 giugno - festa della Repubblica

Repubblica: dal latino res-publica, ovvero "cosa pubblica". Di tutti.
Cazzo festeggiamo in Italia?
P.S.: mio padre oggi ha lavorato. Fanculo.

lunedì, maggio 28, 2007

"Lontani dai nostri occhi vivono i boschi
chiusi con antiche parole, rovine d'altri tempi,
vivono dove non siamo più noi."
Franco Fortini

mercoledì, maggio 23, 2007

Mauro Corona

"La vita è come la scultura. Devi tirar via se vuoi vedere la vita."

venerdì, aprile 20, 2007

In pace

Ogghi lu vendu pare
che s'è fermatu.
Te respiro, terra de legne umide.
Te guardo e mme ddormo come un figliolu,
'na collina pe' ccuscinu
e la nebbia d'aprile pe' ccoperta.
E respiro...

venerdì, aprile 13, 2007

Lush - Ladykillers. Gruppo interessante da approfondire. Anche se ormai sono sciolti da diversi anni.

lunedì, marzo 05, 2007

Giornata senza una definizione L'esame è andato così così, vabbè. Qua bisogna mettersi sotto con ritmi da catena di montaggio con 2 ore di straordinari. Non che queste settimane non l'avessi fatto, ma evidentemente non basta, o meglio, è bastato solo per metà esame. Per l'altra metà se ne riparla a maggio. Insieme ad un altro, l'ultimo, e la tesi. Bene. Dopo questa mattinata mediocre passo a prendere mia nonna, in trasferta dai suoi fratelli che vivono vicino Fermo, dove si trova la mia Facoltà (poi che più che una facoltà sia un handicap e un altro discorso...). C'è mio zio, suo fratello, uomo di campagna e pescatore. E' incazzato come una iena perché a Porto San Giorgio "quilli che c'ha li sordi comanna sembre, non g'è gnende da fa'". Hanno iniziato a fare le multe ai pescatori da quando questi signori dotati di yacht si sono comprati una parte del molo, l'hanno rimessa a nuovo, e non vogliono che si passi da lì per andare a pescare da tutt'altra parte, dove nessuno romperebbe loro i coglioni. Ma questi briatore (con iniziale volutamente minuscola) dei poveri hanno fastidio che si passi sulle loro mattonelle bicolore nuove di zecca. Così, gente che pesca lì da trent'anni senza nulla a pretendere, come direbbe Peppino, se non di portarsi a casa quattro cefali, farseli arrosto e godersi gli ultimi anni di vita, si ritrova sfrattata. Son cose che mi fanno girare i coglioni. E io non sono uno che difende i vecchi in quanto tali, chi mi conosce lo sa. Se ne vadano affanculo, i briatorini. Come se Porto San Giorgio fosse la Costa Smeralda...

Nella foto il molo di Porto San Giorgio. Senza yacht, come piace a me.

giovedì, marzo 01, 2007

PETIZIONE CERTIFICATA DA MEDICI SENZA FRONTIERE. SOTTOSCRIVETE PLEASE...

Da www.beppegrillo.it :

Il costo della vita

Il governo Prodi è moroso, non paga le medicine per aids, tbc e malaria. Aiuti umanitari sottoscritti con l’Onu. Come il governo precedente del resto. Promesse da italiani.Senza farmaci si muore. Chi non può pagarli muore. Le nazioni povere muoiono. Il Wto approva. Le case farmaceutiche, capofila la Glaxo, incassano. I Governi ricchi assistono.Io non capisco. La ricerca costa. Le società farmaceutiche devono spesarla. Anche guadagnarci (quanto?). Ma assistere alla morte di 30 milioni di africani di aids è un crimine contro l’umanità. Punto e basta. Non ci sono discussioni.A cosa c..o servono l’Onu e i Governi se non sanno affrontare i disastri umanitari? Non fanno nulla per l’opposizione delle aziende che hanno il monopolio della produzione dei farmaci. Che detengono la proprietà dei brevetti per 25 anni. Una generazione. La vita di una parte dell’umanità vale meno di un brevetto. Si nega l’autoproduzione dei farmaci, come è avvenuto in Sudafrica per l'aids. Meglio un buon budget e tanti cadaveri. Il budget della morte. Piero Ricca ha intervistato l'europarlamentare Vittorio Agnoletto.

Questa invece è la petizione certificata da Medici Senza Frontiere, gente che il culo non lo tiene attaccato alle poltrone, anzi:

PRIMA LA VITA, POI IL PROFITTO - APPELLO DI MEDICI SENZA FRONTIERE

Nel 2001 alcune case farmaceutiche intrapresero una causa contro il governo sudafricano, nella persona di Nelson Mandela, "colpevole" di acquistare i farmaci anti-AIDS in Thailandia a 300 dollari annui pro capite anzichè a 10.000. Tale causa fu poi ritirata sotto la pressione dell'opinione pubblica. Ora ci risiamo. Medici Senza Frontiere denuncia che la compagnia farmaceutica Novartis ha fatto causa al Governo Indiano perchè permette la produzione di farmaci generici dai costi contenuti. Se Novartis vincerà la causa, che inizierà alla fine di gennaio, milioni di persone in tutto il mondo potrebbero perdere l'unica fonte di medicinali a prezzi accessibili. Pare infatti che non tutti nel terzo mondo possano permettersi di spendere cifre da capogiro per curarsi. Crediamo che tutto ciò non sia giusto. Per saperne di più: www.msf.it C'e' una raccolta di firme in corso, per chiedere a Novartis di rinunciare all'azione giudiziaria. E online all'indirizzo:
http:// www.msf.org/petition_india/italy.html Hanno già firmato circa 200.000 persone, ma dobbiamo essere molti di più. Vi chiediamo di firmare e di fare girare questo appello ai vostri amici. E' un piccolo sforzo, ma può significare molto. Per noi significa che qualche volta la logica del profitto dovrebbe fermarsi, almeno di fronte alla vita umana.

Grazie

Questo lo aggiungo io: datevi da fare gente. Le case farmaceutiche sono i nuovi serial killer. Se si può fermiamoli.

lunedì, febbraio 26, 2007

giovedì, febbraio 22, 2007

Il governo è quasi caduto
La cosa triste è che provo totale indifferenza, talmente poco ho percepito la differenza con quello precedente. Mi dispiace solo un po' per il pacchetto sull'ambiente: sembrava che, con 15 anni di ritardo, qualcosa si stesse muovendo. Vabbè, tanto anche nella prossima legislatura saranno sempre gli stessi a governare. Continueranno a far finta di litigare e ad essere perfettamente d'accordo quando si tratterà di far passare mostruosità come l'indulto per salvare il culo ai loro amici. Tornerò a votare solo quando percepirò un po' di freschezza.

mercoledì, febbraio 21, 2007

AUGURI MORENA!

Ormai chi ha il livello di sopportazione così alto da leggere periodicamente il blog conosce Morena. Inutile spendere altre parole su di lei oltre a quelle già dette, non saprei cosa aggiungere. Se non quando succede qualcosa di particolare. Ad esempio quando la madre di Layne Staley le chiede il permesso di pubblicare i suoi disegni, col figlio come soggetto, sul sito ufficiale http://laynestaleyfund.com/, sito che ha dei fini più che degni, tra l'altro, il che non guasta ("Il talento alla fine paga" le ho detto io. "Anche il culo" ha risposto lei. Ammetto che mi ha reso un po' inquieto...). Oppure quando finisce gli anni. Le due cose sono accadute, nell'ordine, tra ieri e oggi. Dunque auguri! Gli anni sono 38 e dove li tenga rimane per tutti un mistero.
Ah, guarisci presto eh.
Poi a quattrocchi si fanno le cose più approfonditamente...
Le signore della politica italiana...

Dopo Mara Carfagna passiamo a lei, Flavia Vento. La Carfagna almeno esprime pensieri, confutabili da un bambino, d'accordo, ma li esprime. Lei mi sembra proprio incapace di formularli. Ascoltare per credere. http://barzellette.dada.net/cgi-bin/download.cgi?obj=4629

RED MOSQUITO...

martedì, febbraio 20, 2007

MARA CARFAGNA


Dall'alto della sua formazione filosofica e della sua esperienza politica sostiene che i gay sono "costituzionalmente sterili". Dimenticandosi che, a questo punto, lo sono anche i preti e che ci sono un mucchio di coppie eterosessuali che non possono avere figli. Mettiamoli tutti insieme in un ghetto e che si votino i politici che vogliono.

giovedì, febbraio 15, 2007

lunedì, febbraio 12, 2007

In forma i signori (esibizione di ieri sera ai grammy awards)...

...e in autunno vengono in Italia...

venerdì, febbraio 09, 2007

Stupenda poesia di Morena (vedi link) . Inebriatevi.


Angeli piovono dal cielo

Angeli piovono dal cielo,
germogliano subitanei con un singulto di fango
dalla terra nemica rinascono senz’ali libere.
Senza voce se non un canto,
vagano per le strade d’asfalto
trascinando esili piedi scalzi,
caviglie troppo gentili per questo duro suolo
le braccia distese in un tenace abbandono,
le mani addormentate in un esangue ricordo.
L’inverno gela sulle palpebre sottili,
l’occhio vaga sperduto sopra l’alba deserta
dove nessun rumore o voce o respiro o lamento
si leva senza un fremito.
Nessun luogo in cui giungere camminando,
nessuna presenza da incontrare avanzando,
solo distesa indistinta d’umana solitudine,
macerie di rabbia,
muri invalicabili d’odio.
Angeli precipitano dalla terra,
come soldati piumati,
il sole rigato di sangue emana luce rossastra.
Senza voce se non un pianto,
sentono il sale bruciare le ferite scapolari,
imbracciano un fucile di garofani,
i fianchi ossuti cinti di petali appuntiti,
intonano requiem sui cimiteri viventi,
tengono a bada il nervo dell’azione,
dominano la scintilla dell’indignazione.
La sordità del cuore permea ogni emozione,
dopo la prima stretta di terrore e sdegno,
l’indifferenza pianta radici.
Confusione di guerre e violenza e
pianti di bambino e di donna,
e di occhi spalancati di fame,
e di gabbie ringhianti e terre violate,
unica agghiacciante sinfonia distinta ormai.
Pochi occhi dall’innocenza selvaggia
distinguono ancora gli angeli erranti,
d’amore folle e sognante traboccano,
come calici di vino,
inebriano per farsi dimenticare.
Datemi un Grillo e vi risolleverò il mondo


Generazione '80

Stimolato da Sivi in uno dei suoi ultimi post pubblico questa cosa scovata a questo link: http://www.beatcr.com/sito/index.php?option=com_content&task=view&id=134&Itemid=76. Ammetto che gli occhi mi si sono lucidati un po'. E pensare che ciò che avevamo allora ci sembrava ipertecnologico! In effetti in questi ultimi 20 anni il mondo è cambiato molto velocemente, più che nei 20 anni precedenti e in quelli ancora prima. A forza di correre alla fine ci sfracelleremo da qualche parte. E' il caso di rallentare un po'.

Generazione '80

Scritto da Ross
martedì 30 maggio 2006

Non amo le catene di S.Antonio, anzi appena vedo un " FW:..." cancello senza leggere nemmeno il contenuto, però questa volta il titolo mi ha incuriosito e ho aperto l'email...
" è quasi tutto così...Per tutti coloro che sono nati negli anni '80... Lo scopo di questa missiva é quello di rendere giustizia a una generazione, quella di noi nati agli inizi degli anni '80 (anno più, anno meno), quelli che vedono la casa acquistata allora dai nostri genitori valere oggi 20 o 30 volte tanto, e che pagheranno la propria fino ai 50 anni. Noi non abbiamo fatto la Guerra, né abbiamo visto lo sbarco sulla luna, non abbiamo vissuto gli anni di piombo, né abbiamo votato il referendum per l'aborto e la nostra memoria storica comincia coi Mondiali di Italia '90. Per non aver vissuto direttamente il '68 ci dicono che non abbiamo ideali, mentre ne sappiamo di politica più di quanto credono e più di quanto sapranno mai i nostri fratelli minori e discendenti. Babbo Natale non sempre ci portava ciò che chiedevamo, però ci sentivamo dire, e lo sentiamo ancora, che abbiamo avuto tutto, nonostante quelli che sono venuti dopo di noi sì che hanno avuto tutto, e nessuno glielo dice. Siamo l'ultima generazione che ha imparato a giocare con le biglie, a saltare la corda, a giocare a lupo, a un-due-tre-stella, e allo stesso tempo i primi ad aver giocato coi videogiochi, ad essere andati ai parchi di divertimento o aver visto i cartoni animati a colori. Abbiamo indossato pantaloni a campana, a sigaretta, a zampa di elefante e con la cucitura storta; la nostra prima tuta è stata blu con bande bianche sulle maniche e le nostre prime scarpe da ginnastica di marca le abbiamo avute dopo i 10 anni. Andavamo a scuola quando il 1 novembre era il giorno dei Santi e non Halloween, quando ancora si veniva bocciati, siamo stati gli ultimi a fare la Maturità e i pionieri del 3+2... Siamo stati etichettati come Generazione X e abbiamo dovuto sorbirci Sentieri e i Visitors, Twin Peaks e Beverly Hills (ti piacquero allora, vai a rivederli adesso, vedrai che delusione). Abbiamo pianto per Candy-Candy, ci siamo innamorate dei fratelli di Georgie, abbiamo riso con Spank, ballato con Heather Parisi, cantato con Cristina D'Avena e imparato la mitologia greca con Pollon. Siamo una generazione che ha visto Maradona fare campagne contro la droga. Siamo i primi ad essere entrati nel mondo del lavoro come Co.Co.Co. e quelli per cui non gli costa niente licenziarci. Ci ricordano sempre fatti accaduti prima che nascessimo, come se non avessimo vissuto nessun avvenimento storico. Abbiamo imparato che cos'è il terrorismo, abbiamo visto cadere il muro di Berlino, e Clinton avere relazioni improprie con la segretaria nella Stanza Ovale; siamo state le più giovani vittime di Cernobyl; quelli della nostra generazione l'hanno fatta la guerra (Kosovo, Afghanistan, Iraq, ecc.); abbiamo gridato NO NATO, fuori le basi dall'Italia, senza sapere molto bene cosa significasse, per poi capirlo di colpo un 11 di settembre. Abbiamo imparato a programmare un videoregistratore prima di chiunque altro, abbiamo giocato a Pac-Man, odiamo Bill Gates e credevamo che internet sarebbe stato un mondo libero.Siamo la generazione di Bim Bum Bam, di Clementina-e-il-Piccolo-Mugnaio-Bianco e del Drive-in. Siamo la generazione che andò al cinema a vedere i film di Bud Spencer e Terence Hill. Quelli cresciuti ascoltando gli Europe e Nik Kamen, e gli ultimi a usare dei gettoni del telefono. Ci siamo emozionati con Superman, ET o Alla Ricerca dell'Arca Perduta. Bevevamo il Billy e mangiavamo le Big Bubble, ma neanche le Hubba Bubba erano male; al supermercato le cassiere ci davano le caramelline di zucchero come resto. Siamo la generazione di Crystal Ball ("con Crystal Ball ci puoi giocare..."), delle sorprese del Mulino Bianco, dei mattoncini Lego a forma di mattoncino, dei Puffi, i Volutrons, Magnum P.I., Holly e Benji, Mimì Ayuara, l'Incredibile Hulk, Poochie, Yattaman, Iridella, He-Man, Lamù, Creamy, Kiss Me Licia, i Barbapapà, i Mini-Pony, le Micro-Machine, Big Jim e la casa di Barbie di cartone ma con l'ascensore. La generazione che ancora si chiede se Mila e Shiro alla fine vanno insieme. La generazione che non ricorda l'Italia Mondiale '82, e che ci viene un riso smorzato quando ci vogliono dare a bere che l'Italia di quest'anno è la favorita... L'ultima generazione a vedere il proprio padre caricare il portapacchi della macchina all'inverosimile per andare in vacanza 15 giorni. L'ultima generazione degli spinelli... Guardandoci indietro è difficile credere che siamo ancora vivi: viaggiavamo in macchina senza cinture, senza seggiolini speciali e senza air-bag; facevamo viaggi di 10-12 ore e non soffrivamo di sindrome da classe turista. Non avevamo porte con protezioni, armadi o flaconi di medicinali con chiusure a prova di bambino. Andavamo in bicicletta senza casco né protezioni per le ginocchia o i gomiti. Le altalene erano di ferro con gli spigoli vivi e il gioco delle penitenze era bestiale.Non c'erano i cellulari. Andavamo a scuola carichi di libri e quaderni, tutti infilati in una cartella che raramente aveva gli spallacci imbottiti, e tanto meno le rotelle!! Magiavamo dolci e bevevamo bibite, ma non eravamo obesi. Al limite uno era grasso e fine. Ci attaccavamo alla stessa bottiglia per bere e nessuno si è mai infettato. Ci trasmettevamo solo i pidocchi a scuola, cosa che le nostre madri sistemavamo lavandoci la testa con l'aceto.Non avevamo Playstation, Nintendo 64, videogiochi, 99 canali televisivi, dolby-surround, cellulari, computer e Internet, però ce la spassavamo tirandoci gavettoni e rotolandoci per terra tirando su di tutto; bevevamo l'acqua direttamente dalle fontane dei parchi, acqua non imbottigliata, che bevono anche i cani! E le ragazze si intortavano inseguendole per toccar loro il sedere e giocando al gioco della bottiglia o a quello della verità, non in una chat dicendo :) :D :P Abbiamo avuto libertà, fallimenti, successi e responsabilità e abbiamo imparato a crescere con tutto ciò. Tu sei uno di nostri? Congratulazioni!
"

martedì, febbraio 06, 2007

La band!
Notare la posa da tigre del materasso di Luca, il bassista...


David


Leo(nardo)


Luca in contemplazione


Alessio

domenica, febbraio 04, 2007

Mitici
Surreali e originali ancora oggi!





"Beh, SALVETTI!!!"(2)

E' andata un po' diversamente da come scritto ma il succo non cambia. Non c'era Cannavaro ma Toni.

giovedì, febbraio 01, 2007

Dot Allison - Afterglow
Parlando con Filippo di musica elettronica, mi sono ricordato di questo bellissimo disco che non ascoltavo più da almeno 8 anni. Ora l'ho ritrovato e lo riascolterò. Vi saprò dire se, da appena maggiorenne, c'avevo visto giusto.




S loves V, V loves S

Si è fatto un gran parlare in questi giorni dei problemucci di coppia di Silvio Berlusconi e Signora. Io non sono qui a criticare o a prendere le parti dell'uno o dell'altra, ma a domandarmi perché mai dovrebbe fregarcene qualcosa.
Sto andando sempre più distante da questo mondo...

mercoledì, gennaio 31, 2007

"Beh, SALVETTI!!!"

Quello che riporto di seguito è un breve scritto, scovato dall'amico Vittorio in giro per il web, che secondo me è il succo di ciò che il calcio dovrebbe essere ed è sempre meno. Meraviglioso.

Milano. Lunedì ventinove gennaio. Luccicante mass-mediatica serata degli Oscar del Calcio italiano. In mezzo a questo circo dalle molte apparenze e dalle poche sostanze, in termini di valori, con protagonisti giocatori, attori, modelle, gente del mondo dello spettacolo e dello sport 'che conta', in cui le frasi di circostanza vengono dispensate senza pudore, succede un piccolo miracolo. E' il momento della premiazione degli Oscar del Tifo. Il vincitore è un signore di Pavia, tifoso del Cesena, un sostenitore per il quale tutte le domeniche è...trasferta, dovendosi sobbarcare, quando la sua squadra del cuore è impegnata fra le mura amiche dello stadio romagnolo 'Dino Manuzzi', centinaia di chilometri per il viaggio di andata e ritorno. Distinto, preciso, appassionato è questo signore, che spedisce a ritirare il premio il proprio figlio di otto anni. Sale sul palco. Ha una sciarpa bianconera al collo. Subito i luoghi comuni espressi da presentatrici e presentatori, le foto che immortalano il "grande" Cannavaro (ormai completamente svenduto alle logiche dello spettacolo televisivo) e il piccolo bambino. La domanda, scontata e banale, del campione del mondo è ovvia e prevedibile: "Hai la sciarpa della Juve?" ....Sguardo sorpreso del bambino, che prontamente risponde: "No, è del Cesena. Non confondiamo il ferro con l'oro!!" ...Leggero momento di imbarazzo del napoletano, il quale, per recuperare il piccolo affronto, interroga: "... e dimmi, chi è il tuo campione preferito?" ... Altro sguardo perplesso del giovane tifoso e, mentre tutti, sul palco e in platea aspettavano i grandi nomi del calcio attuale, risponde con un perentorio, franco, determinato e fantastico: "Beh, SALVETTI!!!". Scroscio di applausi durato tre minuti, nell'unico momento in cui la sincerità e la spontaneità che appartengono al mondo del pallone, hanno avuto il sopravvento sulle ipocrisie e sulle falsità che ruotano intorno al gioco più bello del mondo. Perchè non si trattava di una 'gag' programmata dal copione, ma di una reazione libera, autonoma, istintiva. E' stato il momento più emozionante dell'intera serata. Il giorno dopo, nelle cronache dei giornali nazionali, nessun cronista accreditato all'evento l'ha riportato. A tutti quelli che amano il calcio per quello che è e non per quanto rappresenta, va il nostro pensiero e il nostro: "Beh, SALVETTI!!!"
Sivi...

...compie gli anni! Auguri!
Non ricordiamoglielo troppo perché questo è uno degli anni in cui cambia la prima cifra. Da 2 passa a 3. E magari lui si deprime come se ne finisse 88, lo conosco. Si autodefinisce "vecchio Sivi" (vedi Sivi's world). Forse oggi ricorrerà spesso la frase "sto de un giò" durante sua giornata. Però poi leggi tutto e scopri che pensa a "quello che poteva non essere e per fortuna è stato" e pensi che sta facendo passi da gigante! ihih
Sivi, ricordati che è tutto uno stato mentale.
Auguri!
Ci si vede stasera a cena...

Colgo l'occasione per fare gli auguri anche a Mauro, che gli anni li ha compiuti l'8 gennaio. In quel periodo avevo internet incasinato e non sono riuscito a scrivere nulla per tre o quattro giorni, il compleanno lo si è festeggiato tutti in compagnia, gli auguri glieli si son fatti di persona e la cosa è passata così. Una foto però la pubblico. Eccolo in tutta la sua statuaria bellezza. A vederci insieme uno pensa che non c'entriamo un tubo, data la sua vita da atleta e il suo sex appeal (!). Il mondo, però, è bello perché è vario. E noi lo sappiamo entrambi.

Come si dice in gergo: "click to enlarge!"

sabato, gennaio 27, 2007

27 gennaio, giornata della memoria (2)

Ci ho ripensato, qualche parola è meglio dirla. Con Primo Levi.

Se questo è un uomo

“Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.

Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.”

27 gennaio, giornata della memoria.
Poche parole, basta una foto e ricordarci che, in passato, non lo hanno fatto solo i nazisti. E che c'è chi continua...

giovedì, gennaio 25, 2007

Metti una sera a teatro. Con Marco Paolini, ovvio!

Marco Paolini è uno di quelli che ti fa amare le cose pesanti. Quelle cose che se le senti raccontate da Enzo Biagi ti vien voglia di diventare tossicodipendente. Il Vajont, Ustica ("In Italia l'indignazione dura meno dell'orgasmo. E dopo viene sonno."), le varie stragi su cui si fonda la nostra Repubblica (gli Album), l'uranio impoverito (I prologhi a Report su rai 3). Fa diventare Teatro la ricerca storica e sociale. Fa diventare Poesia i binari del treno e le stazioni come nessun altro. Fa diventare Arte la memoria. Lo amo. Come amo Mario Rigoni Stern (vedi post del 16 dicembre). Il capolavoro di Mario Rigoni Stern si intitola "Il sergente nella neve". Lo spettacolo di Paolini che ho visto mercoledì 19 gennaio a Porto S.Elpidio si intitola "Il sergente. A Mario Rigoni Stern". Come potevano essere le mie aspettative prima dell'inizio secondo voi? Inutile dire che erano a livelli stellari. Non sono state deluse. Mi interessava il racconto, sì (quando si parla di memoria mi si spalanca sempre il cuore, non posso farci nulla), ma mi interessava di più il Teatro, respirarne l'aria, vedere la gestualità dell'attore. Confrontare ciò che avrei visto con ciò che il mio maestro del laboratorio teatrale del martedì sera c'insegna.
Il palco: la scenografia è, oserei dire, minimale. Ci sono tre lastre metalliche che, innalzandosi sul fondale, fanno da specchio a teli bianchi (come la neve...) stesi a terra. Poche le luci: il rosso del sangue, il bianco della neve. C'è una vecchissima macchina da scrivere sulla destra, una cartina dell'Europa al centro, un microfono con leggìo a sinistra. La cartina serve solo all'inizio: "Guarda, Porto S.Elpidio. Ci vuole coraggio a dire NOI ATTACCHIAMO LA RUSSIA", poi se ne va verso la graticcia. E inizia il racconto. Soprattutto, inizia il Teatro. Parole e gesti per raccontare l'eroismo (ma non dite questa parola al sergente Rigoni perché storcerebbe il naso!) di chi, a 40 sotto zero deve farsi a piedi "5600 chilometri". Per raccontare l'infinita grandezza dell'animo umano che la guerra fa venire a galla. Il sergente trova da mangiare in un isba russa, tra soldati russi e donne che cucinano. A tavola con quelli che non chiama mai nemici. Lo hanno accolto, perché ha bussato e chiesto "permesso". Si infila sotto i teli, Marco Paolini, e ci si avvolge. Spunta la testa da un buco e inizia a correre. La neve fino al collo. Magia del teatro. Usa il microfono con eco per far sovrapporre decine di voci e raccontare la battaglia di Nikolajewka, piccola e insignificante sul piano storico: i "veri" teatri di guerra erano Stalingrado, Leningrado e via dicendo. Noi, piccoli italiani, dovevamo accontentarci di Nikolajewka, un paese che nemmeno esiste, che "esiste solo sui libri di storia italiani". Il sergente ha voglia di morire quando si ritrova, superstite, accolto da due donne per giorni e giorni in attesa di salire sul treno che lo riporterà in Italia. Sente "il torto di esser vivo". La voglia di vivere, e di raccontare, gli torna quando sente il canto delle donne russe. Una donna che canta, un piccolo soffio di vita, per lui una tempesta.
Si accendono le luci in sala. Paolini torna Paolini, il racconto torna ad essere storia della letteratura italiana del '900. La magia, il Teatro, li ho ancora dentro.

mercoledì, gennaio 24, 2007

Anna Politkovskaja

Ci siamo tutti indignati (ma come dice Paolini l'indignazione in Italia dura meno dell'orgasmo. E dopo viene sonno...) per la strage di Beslan del 3 settembre del 2004. E ci mancherebbe pure: sono morte 394 persone, di cui 156 bambini. Indicibile. Ci siamo molto meno indignati per l'omicidio di stato (perché di questo si tratta, checché se ne dica) di Anna Politkovskaja, giornalista russa assassinata a Mosca il 7 ottobre scorso, nell'ascensore del suo palazzo. E' solo l'ultima (anzi la penultima: pochi giorni fa ne è stato ucciso un altro, ma non ne ricordo il nome. Triste e indicativo dei tempi in cui viviamo) di oltre 100 giornalisti che non erano simpatici a Putin, che invece è molto simpatico a tutto l'occidente, di destra e di sinistra. Dopotutto come si fa a non affezionarsi a un tenero e dolce ex esponente del KGB? Anna Politkovskaja stava per pubblicare una sua inchiesta sulle torture commesse dalle dalle forze di sicurezza cecene legate al Primo Ministro Ramzan Kadyrov, uomo-fantoccio di Putin. Il fatto è che il buon vecchio Vladimir rifornisce di gas praticamente tutta l'Europa. Ora, quando ci sono guerre che, in pratica, vanno avanti da 15 anni, mi interessa poco dibattere su chi ha iniziato. Sta di fatto che le milizie filo-russe, per tutto questo tempo, hanno sistematicamente praticato tortura e genocidio, ma a noi praticamente non lo dice nessuno. Le autorità filo-russe hanno ammesso che 300 mila ceceni sono morti e 200 mila spariti nel nulla. Se qualcuno prova a dirlo ai russi fa la fine di Anna. Forse un giorno, quando apriremo il rubinetto del gas vedremo uscire fuori il sangue dei ceceni massacrati e di quelli come Anna.

giovedì, gennaio 04, 2007

Avrei in mente...
...diverse cose da dire. Ma adesso sono tutte un po' intrecciate tra loro, quindi vediamo di fare chiarezza.

Voglio parlare della musica, che fa talmente parte di me che non ne parlo mai. Sarebbe come parlare dei miei cromosomi.

Voglio parlare degli splendidi tramonti che la mia terra regala in autunno e in inverno, là, verso le montagne. Sembrano quasi albe nel loro aggrovigliarsi di rosso fuoco, rosa e blu elettrico.

Voglio parlare del mio argomento di tesi, ovvero dei musei della civiltà contadina, istituzione che sono fortemente convinto debba avere un futuro perché unico mezzo per ricordarci di coloro i quali la nostra società l'han costruita dalla terra e dalle macerie della guerra, con sudore e lentezza, e ringraziarli.

Voglio parlare dell'arte, perché la maggior parte degli degli uomini (intesi anche come genere, non solo come specie...) la considera bella, sì, ma inutile. Per me è indispensabile. Magari sbaglio, ma ho le mie ragioni.

Voglio parlare di Marco Paolini.

Riparlerei all'infinito anche di ciò di cui ho già parlato e di cui parlerò.

Ecco, l'elenco è fatto. Ora c'è da svilupparlo.
Ah, dimenticavo: BUON ANNO A TUTTI!