domenica, settembre 30, 2007

E' facile trovare la soluzione ai problemi degli altri...
(P.S.: non fateci caso, sono un po' brillo...)

venerdì, settembre 28, 2007

Da una recente intervista a Enzo Bearzot

"Life is now. Ma quale now?"

giovedì, settembre 27, 2007

Della mia terra e dell'esserne parte


Vero è che nessuno è profeta in patria. Ma tutto quello che le Marche fanno per farsi amare, e che molti dei loro abitanti non recepiscono, porterebbe chiunque stesse al loro posto all'esasperazione.
Mai ci fu amore meno corrisposto.
Il problema delle Marche è che hanno, e (spero) sempre avranno, un sapore troppo antico. Qua non si avrà mai la sensazione di correre veloce insieme al mondo. Che poi il mondo non abbia la più pallida idea di dove andare ha poca importanza.
E' una terra che richiede lentezza, riflessione. Chiunque la visitasse non dovrebbe mai avere lo spirito del turista, ma quello del viandante o, al limite, del flaneur di baudelaireiana memoria. E' una terra che dà tanto e, quindi, chiede un po' d'impegno. Normale.
Se vai in un paesino di collina, come ce ne sono a decine, devi arrampicarti con calma su per una strada stretta e con diversi tornanti, entrare dentro le mura e fermarti. Devi diventare uno dei mattoni rossicci di cui sono fatti gli edifici medievali e rinascimentali, respirare l'atmosfera silenziosa e metafisica che ti si offre intorno. Il silenzio fa troppo rumore al giorno d'oggi, questo è il punto.
Vai lungo un fiume? Diventa vallata. Devi partire col vento e farti un volo d'uccello su queste autostrade verdi. Segui il profilo delle colline, lasciati accarezzare. E così le spiagge. Non sono quelle di Rimini, c'è poco da fare. Le montagne non sono le dolomiti, Sefro e Pioraco non sono Courmayeur e Cortina d'Ampezzo. C'è calma. Ci sono i vecchi che vanno in giro con i carretti. C'è noia, se non le comprendi.
Questi luoghi ti chiedono di annullarti, cosa inconcepibile per l'uomo d'oggi. Ti chiedono di appartenere loro come le querce secolari e i paesi medievali. Di andare oltre te stesso. Se passi di qua, viandante, non sarai protagonista di una "vacanza da sogno". Non avrai comfort e divertimento. Se riuscirai a percepire la voce di una terra che ti dona sé stessa, avrai luoghi in cui respirare pace. Per questo amo così tanto la mia terra: cosa chiederle, oggi, più della pace?

venerdì, settembre 21, 2007

Quiete misantropica

Tremo
di fronte allo stupore di occhi impauriti
scolpiti da un tormento candido
come marmo.
A ragion veduta
amo la follia.
Amo l'acqua
che furoreggia bianca
sulle scogliere del pensiero.

E se chiedessi al mondo di sparire?

Schiele, Lei, Me - Marlene Kuntz
Schiele, calma sensuale e lei,
come stregata
da un corpo scheletrito,
che posa ai suoi occhi con colpa fiaccata.

Scalda l'ambiente un camino,
che ha un fuoco sinuoso
e che volteggia senza peso
dove i suoi piedi stanno molli e a riposo.

Entro in quello che vedo
e la penso rivolta verso di me,
per un istante.
"Vedi lo stesso disegno?"
le chiedo giocando a far l'altro e non me.

Guado quel suo guardare
quell'uomo confuso
e sono voluttuosi
quei suoi pensieri che le oscurano il viso.

Mi chiedo se lei sa
che dietro la sua schiena abbronzata
c'è un tale scheletrito
in questo Hotel muto in questa muta vallata.

Entro in quello che vedo
e la penso rivolta verso di me,
"Vedi lo stesso disegno?"
le chiedo giocando a far l'altro e non me.

A far l'altro e non me

sabato, settembre 08, 2007

8 SETTEMBRE: VAFFANCULO DAY!
Se potete, mettete la vostra firma.
Tutte le informazioni sono qui: www.beppegrillo.it
Ovviamente, ad una manifestazione in cui sono coinvolti molti artisti, scrittori e giornalisti di livello nazionale (alcuni esempi: Alessandro Bergonzoni, la grandissima Milena Gabanelli di report, Massimo Fini, Sabina Guzzanti...) e che si svolge in 225 città italiane e 30 estere, compresa New York, la stampa da un risalto minimo. Oggi leggevo Il Resto del Carlino, quotidiano di Bologna, città-cuore del V-day: un articoletto di meno di mezza pagina e sempre con quel tono di sufficienza con cui si è soliti trattare Beppe Grillo. Il quale ha i suoi difetti, ma il primo tra tutti è quello di dire cose scomode per i nostri politici marci fino al midollo.
E allora CHE VAFFANCULO DAY SIA.
Io mi faccio 40 Km per mettere la mia firma. Sperando che serva a qualcosa.

lunedì, settembre 03, 2007

Thoughts arrive like butterflies. O bisce d'acqua.

Ieri, mentre pescavo, ho visto un biscia d'acqua uscire dal lago quasi sotto i miei piedi e ho spalancato gli occhi. Ho provato meraviglia per come strisciava arrampicadosi tra le frasche umide sotto di me, dopo aver nuotato per decine di metri contorcendosi in una esse infinita. Mi era capitato di vederne un'altra molti anni fa, ne avrò avuti 10 o 11, pescando con mio padre. Spalancai gli occhi alla stessa maniera. Una biscia ha acceso la scintilla. Ho iniziato a pensare a quando ero bambino. Alla scuola elementare, col muro pieno di cartelli con le iniziali degli oggetti raffigurati (ho stampato in mente quello con la I: Imbuto. Sarà merito di Guzzanti?). Al Natale, con le sue recite e i "lavoretti" da portare a casa, ultimi rantoli stentati di una scuola che si ricordava ancora che le mani possono anche fabbricare cose, scampoli infantili d'artigianato artistico. A un pomeriggio di pesca con mio padre a Santa Maria in Selva, in un lago che non esiste più. Ricordo che quel pomeriggio rompemmo una canna, perché ci si chiuse inaspettatamente sopra lo sportello del bagagliaio. Avevamo ancora la Peugeot 405 grigio ghiaccio con lo spoiler o già la Ford Sierra rosso bordeaux? Credo la seconda. C'era un'atmosfera autunnale, almeno così mi pare di ricordare. Ed eravamo soli. Per la cronaca: quella canna, poi, l'abbiamo aggiustata. Ancora la usiamo.
Pensavo a come mi meravigliavo per tutto ciò che mi accadeva attorno. Al desiderio di capire, possibilmente però con poco sforzo. Alle domande che mi facevo e che rimanevano senza risposta. Molte la risposta l'hanno poi trovata e, forse, era meglio non saperla, molte ancora no e, può sembrare strano, mi sembra che ce ne sia sempre più bisogno.
Ho pensato all'incanto e al disincanto. Oggi, inevitabilmente, sono molto più disincantato di allora. Ma, qua e là, ciuffi d'incanto escono ancora fuori dall'asfalto dell'età (la biscia...). Mi sono detto che voglio coltivarli, farli crescere.
Mi sono detto che può anche capitare di essere soli, talvolta, non ci è dato sapere, d'altronde il senso della perdita ha sempre fatto parte del mio DNA, ma che se dovessi perdere del tutto quell'incanto, allora, a quel punto, potrei dirmi davvero morto.